Gay & Bisex
Sotto le Luci della Sharia - Cap 4
di matteol77
06.10.2024 |
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Il panico montò in Rick come una marea..."
Capitolo 4: Confessioni Fatali. In Trappola nell'Ufficio dell'InfernoHassad si alzò di scatto, la sedia che strideva sul pavimento sporco. I suoi occhi iniettati di sangue bruciavano di rabbia e disgusto.
"Voi occidentali," ringhiò, sputando le parole come veleno, "non avete rispetto! Venire qui, pensare di fare quello che volete!"
Si avvicinò a Rick, la sua mole che bloccava la luce fioca dell'ufficio. L'odore del suo corpo accaldato e l'alito pesante investì Rick come un pugno.
"Tu pensare mio paese essere tuo parco giochi?" continuò Hassad, la voce che saliva di volume.
"Venire qui, drogare, scopare, corrompere nostri giovani?"
Rick in silenzio sussultava ad ogni frase. Sapeva che rispondere sarebbe stato come gettare benzina sul fuoco. Sentiva il calore emanato dal corpo di Hassad, opprimente e minaccioso.
Hassad si sporse ancora di più. Era così vicino che Rick poteva contare i pori sul suo faccione flaccido. Gocce di sudore scivolavano lungo quelle guance paffute come piccole lumache bavose.
"E scommetto tu essere, come dite, ghey?" La voce di Hassad era un ringhio basso. Ogni parola carica di un misto di disgusto e eccitazione morbosa.
Rick avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì.
"Tu piacere maschi? Confessa!"
Rick non colse il pericolo nascosto in quella domanda. Le parole gli uscirono dalla bocca prima che potesse fermarle, come topi che fuggono da una nave che affonda.
"Orgogliosamente gay!", rispose con un tono che in qualsiasi altro posto sarebbe stato di sfida. Ma in questa fogna di corruzione, suonava come una confessione di colpevolezza.
Gli occhi di Hassad si accesero come braci ardenti, pupille dilatate che inghiottivano l'iride in un abisso di lussuria.
Un ghigno lascivo gli deformò il volto butterato. Era il sorriso di un predatore che aveva appena scoperto che la sua preda era più succulenta di quanto sperasse.
"Ah, così tu confessare!", esclamò il Hassad, la voce grondante di soddisfazione malsana. "Tu ammettere tua... perversione."
Rick realizzò troppo tardi l'errore fatale. Tentò di ritrattare, ma era come cercare di rimettere il dentifricio nel tubetto.
"No, io... non intendevo..."
Hassad lo zittì con un gesto brusco della mano. "Troppo tardi, piccola farfalla. Tu già cantato per me."
In quel momento, Rick capì di aver appena firmato la sua condanna. Era come se avesse consegnato le chiavi della sua cella a Hassad, insieme a un invito a fare quello che voleva.
Il silenzio che ne seguì fu lacerato da risate sguaiate provenienti da dietro la porta d’ingresso della stanza. Erano gli altri agenti del posto di Polizia che origliavano di nascosto e sghignazzavano dietro la porta come iene davanti a una carcassa.
"سمعت؟ الأمريكي الصغير مثلي الجنس!" (Hai sentito? Il piccolo americano è una checca!) "سيتنافسون عليه في السجن!" (Faranno a gara per lui in prigione!) "يا حسد، دعنا نلعب معه قليلاً بعد ذلك!" (Ehi, Hassad, lasciaci giocare un po' con lui dopo!)
Rick non capiva un cazzo di quello che dicevano. L'arabo per lui era un sacco di rumore senza senso. Ma non c'era bisogno di un dizionario per capire che era nella merda fino al collo.
Le risate grasse, i toni eccitati, il modo in cui pronunciavano "Amriki" (americano) come se fosse una parolaccia...
"Tu avere processo veloce," grugnì secco Hassad. "Poi, prigione."
Il panico montò in Rick come una marea. "Voglio parlare con la mia ambasciata! Ho diritto a una telefonata!"
Una risata a bocca larga scosse la massa di Hassad, facendo tremare la stanza. "Tu pensare di essere in film americano? Qui niente diritti per travestiti e spacciatori."
Rick sentì lo stomaco contorcersi. Il sudore gli colava lungo la schiena come se qualcuno gli avesse versato addosso un secchio d'acqua gelata. Voleva urlare, correre, fare qualsiasi cosa per uscire da quella situazione paradossale.
Hassad si appoggiò allo schienale della sedia, che gemette sotto il suo peso. I suoi occhi, due fessure cariche di malizia, scrutavano ogni centimetro del corpo di Rick.
Con movimenti lenti e deliberati si accese una sigaretta con calma deliberata come se avesse tutto il tempo del mondo. Il fumo si alzò in spirali lente, avvolgendo la sua testa come un'aureola tossica.
"Tu furbo, ballerina?". La voce di Hassad era bassa e roca, un ringhio che fece rizzare i peli sulla nuca di Rick.
"Forse", continuò Hassad, "noi potere trovare... accordo." La voce roca di desiderio mal celato.
Le sue dita grasse iniziarono a tamburellare sulla superficie della scrivania. Il rumore ritmico era come il ticchettio di un orologio che contava i secondi rimasti alla libertà di Rick. Si sporse in avanti, i gomiti appoggiati sulla scrivania, il viso tra le mani.
"Tu ascoltare bene. Tu lavorare per me. Un mese. Qui, in questo ufficio."
Rick sentì un brivido corrergli lungo la schiena. "Lavorare... come?"
"Come mio... assistente personale," rispose Hassad, caricando quelle parole di un significato ambiguo. La sua lingua scivolò sulle grosse labbra umide in un gesto osceno che fece rabbrividire Rick.
"Tu traduci quando serve e poi fai… quello che dico io. Capisci cosa intendo?"
Rick capì fin troppo bene dove voleva arrivare il vecchio porco in uniforme.
"In cambio," continuò Hassad, "io fare sparire tutte accuse. Niente droga, niente depravazione, niente prigione. Tu tornare a casa, libero. Dimentichiamo tutto successo”.
Rick deglutì, sentendo la gola secca come carta vetrata. Poi, con un coraggio suicida che non sapeva nemmeno di avere, sputò fuori.
"Mai! Piuttosto vado in prigione!"
Gli occhi di Hassad si strinsero, due fessure piene di rabbia e sorpresa. Il viso flaccido si contorse in una maschera di furia.
Con un movimento brusco sbatté entrambi i pugni sulla scrivania. Penne e carte saltarono come se un terremoto avesse scosso la stanza. Una vena pulsava sulla sua tempia, gonfia e minacciosa come un serpente pronto a colpire.
Rick continuò, la voce che tremava ma cresceva di volume.
"I miei amici avranno già informato le autorità americane. Io presto sarò libero lo stesso!"
Per un istante, il volto di Hassad rimase immobile, come se le parole di Rick avessero congelato la sua furia. Poi, lentamente, un ghigno si allargò sulla sua faccia, trasformando la rabbia in una crudeltà calcolata che fece raggelare il sangue nelle vene di Rick.
"Oh, piccola farfalla stupida," ghignò come un predatore alla sua preda. "Tu pensi che tuo governo si interessa di te? Di un piccolo finocchio drogato?"
Poi si alzò dalla sedia, fece il giro della scrivani e afferrò Rick per il mento. Le dita grasse che affondavano nella carne.
"Tu non capire, vero? Qui, tu essere niente. Nessuno viene a salvarti. Nessuno si interessa."
Si allontanò di un passo, un ghigno crudele che gli deformava il volto.
"Ma va bene. Tu vuoi prigione? Io do a te prigione. E quando tu implorare per mia... protezione, forse io non essere più così generoso."
Continua...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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